17 luglio 2003

Banche dati, collegamenti con istituti economici fanno ormai parte dell’attrezzatura degli 007 cittadini
Gli investigatori privati si danno all’economia
Affari immobiliari, lavoro, compravendite soppiantano i tradimenti d’amore

 

UN TEMPO era per questioni di corna, sospetti tradimenti, temuti amanti. L’investigatore privato, coinvolto negli affari di famiglia  tra lacrime e tremori dei protagonisti, impiegava strumenti antichi per scoprire se le frequenti visite del coniuge dal parrucchiere nascondevano inenarrabili tresche: appostamenti, pedinamenti e magari piccole corruzioni per avere accesso, quando serviva, a certificati anagrafici che negli anni ’50 si acquistavano a 100 lire a coppia in un singolare mercato nero. Un tempo era così. Adesso, invece, dagli eredi di Sherlock Holmes ci si va per affari economici più che di cuore. E l’investigatore privato fiorentino si è attrezzato alla bisogna: collegamenti telematici alle Camere di commercio e accesso alle banche dati che raccontano la storia della proprietà immobiliare, anche se poi all’amato pedinamento non si rinuncia mai. Da lui, l’impiccione per professione, il cliente vuole essere rassicurato sull’acquisto della casa, sull’affidabilità del nuovo socio in azienda, persino sulla serietà del datore di lavoro che offre il posto al figlio. E del coniuge fedifrago interessa semmai conoscere, invece delle scappatelle, redditi e situazioni patrimoniali reali in vista della determinazione dell’assegno di mantenimento dopo la separazione. «E così. L’indagine economica è la nuova frontiera del nostro mestiere» conferma Alberto Paoletti, «informazioni investigazioni civili e penali» in via Calzaiuoli dai primi decenni dell’altro secolo quando l’azienda fu avviata dal nonno.
Allo studio dell’investigatore privato hanno bussato persino i sindacati: il consiglio di fabbrica sospettava che l’imprenditore distraesse fondi dall’azienda per investirli in attività personali mentre si dichiarava in crisi e minacciava licenziamenti. Un’altra volta a chiedere l’intervento del detective è stato un’industriale insospettito dall’alta percentuale di difetti dei prodotti confezionati e commercializzati dalla sua azienda di alta precisione meccanica: tra i dipendenti il detective ha scoperto un magazziniere infedele, che sabotava i componenti per favorire un’impresa concorrente. Più frequente il caso di chi ha ragione di temere la revocatoria fallimentare dopo l’acquisto di un appartamento. Il notaio garantisce infatti sull’assenza di ipoteche o abusi edilizi, ma non rientra nelle sue competenze conoscere se la società dalla quale si acquista la casa è a rischio di fallimento, eventualità che, se si dovesse verificare nei due anni successivi alla stipula del rogito di compravendita, risucchierebbe l’appartamento nel fallimento scippandolo al nuovo proprietario che l’ha regolarmente pagato e magari già ci vive. Ecco, allora, che entra in azione il detective, per acquistare informazioni riservate sulla solidità del venditore prima che l’affare sia concluso. Lo stesso succede in caso di vendita di attività commerciali, valutate dal venditore sulla base del giro di affari e del fatturato. «In questi casi cerchiamo conferme contando i fornitori» racconta uno dei 50 detective fiorentini. «Nel mondo degli affari la prevenzione è importante, con accertamenti che costano 150-200 euro si evitano brutte sorprese in compravendite immobiliari del valore di almeno 150.000 euro» dice Paoletti, che presiede la Federazione regionale degli istituti investigativi.
Gli investigatori riescono a controllare «dati caldi» diversi da quelli «freddi» reperibili on line consultando bilanci e bollettini di protesti. Un esempio: le aziende sono tenute a comunicare periodicamente il numero delle loro unità locali e dei dipendenti a Camera di commercio e altri organi, dati che danno il polso sullo stato di salute dell’azienda, ma se tra una comunicazione o l’altra l’azienda è andata in crisi, ha licenziato e chiuso unità locali, questo gli organi pubblici non lo sanno e lo può scoprire il detective. Per questo alcuni investigatori privati sono sotto pressione durante le rassegne di Pitti: aziende che ricevono ordini chiedono al detective di verificare la solvibilità e la reale rete commerciale di chi acquista la merce.
 

IL CASO
L’azienda aveva bisogno di soldi
Il detective svelò la mano della mala
VENTI anni fa fondò nella piana un’azienda di produzione e assemblaggio di computer, per condurla con successo fino alla crisi dei mesi scorsi. E’ allora che, quando l’azienda aveva bisogno di denaro fresco attraverso
 una ricapitalizzazione, l’ingegnere fondatore dell’impresa fu agganciato da una società romana pronta ad acquistare il venti per cento di un pacchetto azionario stimato di 4 milioni di euro. Prima di dire sì, il sessantenne ingegnere chiese consulenza ad un detective privato che ha scoperto come quote della società interessate all’acquisto eranjo intestate a familiari di persone collegate alla criminalità calabrese. L’affare è saltato. Avvertono gli investigatori:«Attenti, la fregatura è rischio frequente in tempi di crisi economica quando chi è preso per la gola allenta le cautele».